martedì 11 febbraio 2014

La scomparsa della metafisica e della cosmologia.



Una metafisica intende dare una rappresentazione generalizzata di una particolare concezione della realtà totale.
Cosa veramente sia questa realtà del mondo è un argomento che ha impegnato e continua ad impegnare pensatori, scienziati, teologi, scrittori e artisti.
La sistematizzazione dei principali concetti metafisici quali la natura di Dio, del mondo, dell’uomo e dell’universo ha dato origine a diverse cosmologie intese come rappresentazioni totali della realtà e nei vari periodi storici dell’umanità esse hanno mirato a rappresentare il quadro (da un lato generale e dall’altro assoluto) di come l’uomo possa vedere se stesso, Dio ed il mondo.
Ogni grande religione, per esempio, detiene una propria cosmologia generale le cui caratteristiche dipendono da quella metafisica fondata dai risultati concreti che si erano realizzati tramite l’esperienza religiosa primaria/iniziale e poi dalle successive determinazioni e trasformazioni di quella stessa metafisica a causa delle nuove conoscenze acquisite con il passare dei secoli e con l’evolversi dell’uomo e della stessa religione.

La Bibbia è un chiaro esempio di come una cosmologia possa svilupparsi (basta considerare le diverse concezioni di Dio che convivono nei vari libri del vecchio testamento e la nuova concezione cristiana dei Vangeli per farsi un’idea di questa evoluzione) (1).
Ma l’acuirsi della crisi della fede in Dio e nelle religioni, avvenuta nei quattro secoli scorsi per la frattura sempre più profonda tra il pensiero ‘moderno’ da una parte e la tradizione religiosa dall’altra, ha causato la scomparsa di quella filosofia che si indirizzava al ‘primo principio e alle cause ultime’ determinando una profonda crisi di identità nella stessa umanità ed acuendo il male di una ferita che è stata sostanzialmente sempre aperta e che nessuno più si vuol prendere cura di sanare.
Una cosmologia per quanto giusta o sbagliata sia, dona all’uomo e al mondo identità e permette il mantenimento di quei riferimenti necessari all'equilibrio spirituale e fisico, individuale, della società e del mondo: se ‘non immaginiamo di sapere’ chi siamo veramente, da dove veniamo e a cosa tendiamo, la nostra sofferenza sarà acuta e non troverà nessun conforto e nessuna medicina.
Gli accorati appelli a rivolgersi alla metafisica come descrizione generalizzata di fatti primi ed ultimi si sono rincorsi per tutto il secolo precedente ma sembra che là si siano fermati. In questo primo decennio del XXI secolo, a mio avviso, questa nuova società si sta tras/formando sempre più in un soggetto alienato e quasi schizofrenico che ama la tecnologia quasi fino all’idolatria e che non si emoziona più nel guardare i colori di un’alba o nell’ascolto del rumore delle onde o del vento. Questa nefasta visione mi fa immaginare il funerale delle metafisiche e delle concezioni del mondo …. A chi interessa più sapere perché esisto? Chi si pone più le classiche domande sull’esistenza, sulle cose del mondo, sulla finalità dell’uomo e sul mistero della bellezza della natura e dell’universo?
Questa mia analisi della scomparsa di precisi riferimenti cosmologici è suffragata anche dall’osservazione del mondo editoriale che trascura completamente l’argomento e delega ai soli classici della filosofia e dell’istruzione accademica il compito di formare il pensiero delle future generazioni di intellettuali.
Le opere cosmologiche di filosofi moderni come H.N. Whitehead proveniente dal ‘fronte occidentale’ e Muhammed Iqbal dal ‘fronte orientale’, (per fare qualche esempio di mia conoscenza), languono in vecchie biblioteche e in vecchie edizioni ormai superate e decisamente introvabili nella nostra lingua. Nell’editoria di lingua inglese/americana le cose vanno decisamente meglio e non riesco a spiegarmi l’assoluta indifferenza del mercato librario italiano di fronte a quelle che considero “pietre scartate dai costruttori che sono diventate testata d'angolo - Mc 12, 1-12”.
L’opera fondamentale di Whitehead “Processo e realtà” in effetti si può anche reperire in italiano tramite Internet, ma è un’edizione vecchia del 1964 basata su una ormai superata edizione del Macmillan che contiene oltre trecento discrepanze posta a confronto con la versione inglese di Cambridge della stessa opera e nello stesso periodo di pubblicazione. La nuova versione corretta della Macmillan risale al 1978 e non è stata ancora tradotta e pubblicata in Italia. La sorte delle opere di Muhammad Iqbal è ancora più tragica perché non esistono attualmente edizioni italiane di nessuna fra le opere di quest’autore. L’affascinante prospettiva contenuta nel saggio ‘Ricostruire il pensiero islamico’ è praticamente sconosciuta al pubblico italiano che non ha mai visto partorire una edizione in lingua del volume in questione; la bellissima raccolta in versi che Iqbal aveva pubblicato nel 1932, il Javed namah (Il libro di Javed), in lingua persiana, che si può paragonare nello schema al poema dantesco della Divina Commedia, e che è stata tradotta da Alessandro Bausani nel 1952 con il titolo “Poema celeste”, prima traduzione al mondo in lingua straniera, ebbene essa risulta introvabile e non è dato sapere se una nuova ristampa sarà possibile.
Il cieco meccanismo editoriale legato esclusivamente alla quantità di copie vendute di un libro è la principale causa della scomparsa dagli scaffali delle nostre biblioteche di alcune fra le principali opere del pensiero e della letteratura universale di tutti i tempi.


Nota al testo

1)  Il Corano che appare sei secoli dopo la nascita del Cristo intende completare quel ciclo di realtà rivelate che era iniziato con l’Abramo del vecchio testamento e successivamente con il messaggio di Cristo. Il libro sacro dell’Islam quindi manifesta una nuova concezione di Dio e sottintende una nuova cosmologia. Ricordiamo però che sia il pensiero del cristianesimo dei primi secoli sia la stessa teologia islamica successiva si servirà delle idee di Platone e di Aristotele per l’interpretazione della propria rivelazione religiosa e nella costruzione della propria cosmologia (c’è una cosmologia islamica che si imporrà nel Cristianesimo medievale e che Dante riprenderà e confermerà nella sua Divina Commedia).


 2014@jahro'

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