Una
metafisica intende dare una rappresentazione generalizzata di una particolare
concezione della realtà totale.
Cosa
veramente sia questa realtà del mondo è un argomento che ha impegnato e
continua ad impegnare pensatori, scienziati, teologi, scrittori e artisti.
La
sistematizzazione dei principali concetti metafisici quali la natura di Dio,
del mondo, dell’uomo e dell’universo ha dato origine a diverse cosmologie
intese come rappresentazioni totali della realtà e nei vari periodi storici
dell’umanità esse hanno mirato a rappresentare il quadro (da un lato generale e dall’altro
assoluto) di come l’uomo possa vedere se stesso, Dio ed il mondo.
Ogni grande religione, per esempio, detiene una propria cosmologia generale le cui caratteristiche dipendono da quella metafisica fondata dai risultati concreti che si erano realizzati tramite l’esperienza religiosa primaria/iniziale e poi dalle successive determinazioni e trasformazioni di quella stessa metafisica a causa delle nuove conoscenze acquisite con il passare dei secoli e con l’evolversi dell’uomo e della stessa religione.
Ogni grande religione, per esempio, detiene una propria cosmologia generale le cui caratteristiche dipendono da quella metafisica fondata dai risultati concreti che si erano realizzati tramite l’esperienza religiosa primaria/iniziale e poi dalle successive determinazioni e trasformazioni di quella stessa metafisica a causa delle nuove conoscenze acquisite con il passare dei secoli e con l’evolversi dell’uomo e della stessa religione.
La Bibbia è un chiaro esempio di come una cosmologia possa svilupparsi (basta considerare
le diverse concezioni di Dio che convivono nei vari
libri del vecchio testamento e la nuova concezione cristiana dei Vangeli per
farsi un’idea di questa evoluzione) (1).
Ma l’acuirsi
della crisi della fede in Dio e nelle religioni, avvenuta nei quattro secoli
scorsi per la frattura sempre più profonda tra il pensiero ‘moderno’ da una parte
e la tradizione religiosa dall’altra, ha causato la scomparsa di quella
filosofia che si indirizzava al ‘primo principio e alle cause ultime’
determinando una profonda crisi di identità nella stessa umanità ed acuendo il
male di una ferita che è stata sostanzialmente sempre aperta e che nessuno più si
vuol prendere cura di sanare.
Una
cosmologia per quanto giusta o sbagliata sia, dona all’uomo e al mondo identità e permette il mantenimento di
quei riferimenti necessari all'equilibrio spirituale e fisico, individuale,
della società e del mondo: se ‘non
immaginiamo di sapere’ chi siamo veramente, da dove veniamo e a cosa
tendiamo, la nostra sofferenza sarà acuta e non troverà nessun conforto e
nessuna medicina.
Gli accorati
appelli a rivolgersi alla metafisica come descrizione generalizzata di fatti
primi ed ultimi si sono rincorsi per tutto il secolo precedente ma sembra che
là si siano fermati. In questo primo decennio del XXI secolo, a mio avviso, questa
nuova società si sta tras/formando sempre più in un soggetto alienato e quasi
schizofrenico che ama la tecnologia quasi fino all’idolatria e che non si
emoziona più nel guardare i colori di un’alba o nell’ascolto del rumore delle onde
o del vento. Questa nefasta visione mi fa immaginare il funerale delle
metafisiche e delle concezioni del mondo …. A chi interessa più sapere perché esisto?
Chi si pone più le classiche domande sull’esistenza, sulle cose del mondo,
sulla finalità dell’uomo e sul mistero della bellezza della natura e dell’universo?
Questa mia analisi
della scomparsa di precisi riferimenti cosmologici è suffragata anche dall’osservazione
del mondo editoriale che trascura completamente l’argomento e delega ai soli
classici della filosofia e dell’istruzione accademica il compito di formare il
pensiero delle future generazioni di intellettuali.
Le opere
cosmologiche di filosofi moderni come H.N. Whitehead proveniente dal ‘fronte
occidentale’ e Muhammed Iqbal dal ‘fronte orientale’, (per fare qualche esempio
di mia conoscenza), languono in vecchie biblioteche e in vecchie edizioni ormai
superate e decisamente introvabili nella nostra lingua. Nell’editoria di lingua
inglese/americana le cose vanno decisamente meglio e non riesco a spiegarmi l’assoluta
indifferenza del mercato librario italiano di fronte a quelle che considero “pietre
scartate dai costruttori che sono diventate testata d'angolo - Mc 12, 1-12”.
L’opera fondamentale
di Whitehead “Processo e realtà” in effetti si può anche reperire in italiano
tramite Internet, ma è un’edizione vecchia del 1964 basata su una ormai
superata edizione del Macmillan che contiene oltre trecento discrepanze posta a
confronto con la versione inglese di Cambridge della stessa opera e nello
stesso periodo di pubblicazione. La nuova versione corretta della Macmillan risale
al 1978 e non è stata ancora tradotta e pubblicata in Italia. La sorte delle
opere di Muhammad Iqbal è ancora più tragica perché non esistono attualmente
edizioni italiane di nessuna fra le opere di quest’autore. L’affascinante
prospettiva contenuta nel saggio ‘Ricostruire il pensiero islamico’ è
praticamente sconosciuta al pubblico italiano che non ha mai visto partorire
una edizione in lingua del volume in questione; la bellissima raccolta in versi
che Iqbal aveva pubblicato nel 1932, il Javed namah (Il libro di Javed),
in lingua persiana, che si può paragonare nello schema al poema dantesco della
Divina Commedia, e che è stata tradotta da Alessandro Bausani nel 1952 con il
titolo “Poema celeste”, prima traduzione al mondo in lingua straniera, ebbene
essa risulta introvabile e non è dato sapere se una nuova ristampa sarà
possibile.
Il cieco
meccanismo editoriale legato esclusivamente alla quantità di copie vendute di
un libro è la principale causa della scomparsa dagli scaffali delle nostre
biblioteche di alcune fra le principali opere del pensiero e della letteratura
universale di tutti i tempi.
Nota al testo
1) Il Corano che appare sei secoli dopo la nascita
del Cristo intende completare quel ciclo di realtà rivelate che era iniziato
con l’Abramo del vecchio testamento e successivamente con il messaggio di
Cristo. Il libro sacro dell’Islam quindi manifesta una nuova concezione di Dio
e sottintende una nuova cosmologia. Ricordiamo però che sia il pensiero del cristianesimo
dei primi secoli sia la stessa teologia islamica successiva si servirà delle
idee di Platone e di Aristotele per l’interpretazione della propria rivelazione
religiosa e nella costruzione della propria cosmologia (c’è una cosmologia
islamica che si imporrà nel Cristianesimo medievale e che Dante riprenderà e
confermerà nella sua Divina Commedia).
2014@jahro'
Nessun commento:
Posta un commento