Empedocle
scruta l'universo
Luca Signorelli (Cortona ca. 1445-1523)
Orvieto - Cappella Nuova
Luca Signorelli (Cortona ca. 1445-1523)
Orvieto - Cappella Nuova
Empedocle
nacque ad Agrigento tra il VI ed il V secolo prima della nascita di Cristo.
La sua
è una figura che si impone tra la leggenda e la storia e viene ricordato non
solo come uno dei più grandi pensatori presocratici della Sicilia antica, ma
anche come taumaturgo, veggente e profeta.
Si
ritiene che Empedocle sia vissuto dopo Parmenide, ma sembra più vecchio di
Democrito di una trentina d’anni.
Il
grande poeta tedesco Hölderlin,
che conosciamo per il suo temperamento mistico e per la ricerca incessante della
via dell’Assoluto, nella tragedia incompiuta “Morte di Empedocle” ci ricorda la figura sublime del filosofo siciliano e
delineandone la grandezza, ci rivela quel ciclo
inesorabile dell’accadere, in cui è inserita la vita dell’uomo, e ci fa penetrare
con i suoi versi poetici nei misteri e nelle profondità di Dio e del mondo.
Questi sono alcuni
versi che il personaggio di Empedocle pronuncia nel dramma Hölderliniano:
“Certo, io so tutto e posso dominare tutto.
“Certo, io so tutto e posso dominare tutto.
Come fosse opera
delle mie mani riconosco
e governo come
voglio ciò che vive,
sono signore degli
spiriti.
Mio è il mondo e
tutte le forze
mi sono soggette,
mia serva è divenuta
la natura bisognosa
di un padrone,
e se ancora ha
onore, è grazie a me.
Cosa sarebbero il
cielo e il mare,
le isole e le
stelle e tutto ciò che si stende
davanti agli occhi
degli uomini, cosa sarebbe
questo lugubre
vibrare di cetra, se io
non gli infondessi
suono, lingua, anima? Cosa sono
gli dèi e il loro
spirito, se io non li annuncio? Ora dimmi, chi sono io?
(La morte di
Empedocle 2ª stesura, atto i,scena iii, vv. 497-511, tr. it. a cura di L. Balbiani e E. Polledri, pp. 191-92.93)
Queste parole sembrano riecheggiare i versi di un’altra
meditazione mistica, quella del celebre poeta sufi Ibn Arabi che dice:
“Egli (Dio)
glorifica me nel momento in cui Lo glorifico. Egli mi adora, nel momento in cui
Lo adoro".
Dopo questa breve parentesi torniamo a Empedocle.
Il mito ci tramanda la sua scelta volontaria di morte
avvenuta lanciandosi nel fuoco del vulcano Etna che domina la città di Catania,
e Diogene Laerzio riferì un racconto nel quale si dice che il vulcano rigettò
uno dei suoi sandali tramutato in bronzo. Da notare che nel presunto punto di ritrovamento del sandalo fu eretto un tempietto in onore di
Empedocle e nello stesso punto, più di recente, è stato costruito un
osservatorio sismologico chiamato “Torre del Filosofo”.
Anche la città di Messina volle appropriarsi della
morte del filosofo ed una voce ci tramanda che egli morì cadendo da un cocchio
mentre si recava in questa città ed il suo corpo sarebbe sepolto nei pressi di Megara
Iblea.
Fu lui che propose la teoria dei quattro elementi
primari nella formazione dell’universo: acqua, aria, terra e fuoco, visti come
elementi divini e qualitativamente distinti. Empedocle ci ha lasciato un certo
numero di canti poetici/filosofici, nei quali già si prepara e si sviluppa
anche la teoria degli atomi (chiamati ‘radici’).
Le sue conoscenza di astronomia, botanica, fisica,
medicina (è considerato il padre della scuola medica siciliana), oltre alla sua
natura prettamente poetica e filosofica, lo pongono su un piano che si situa
fra scienza e metafisica ed in questo senso si erge come un gigante dell’epoca
antica.
La sua visione cosmologica, che probabilmente oggi
possiamo definire come ‘organica’, risulta estremamente attuale e riflette un
pensiero filosofico universale poi ripreso da altri grandi pensatori e
filosofi: il ‘tutto’ è in una dimensione di relazione reciproca e l’unità dell’esser/uno
è l’unica via per concepire il mondo, così il molteplice trova la sua ‘radice’
nell’Uno.
E’ anche in questo senso che nascita e morte non
esistono, nulla che ‘è’ può ‘non-essere’ e le cose del mondo che
noi percepiamo, per Empedocle non sono altro che il processo di fusione e
separazione di questi quattro elementi fondamentali che restano eternamente
identici a se stessi.
2014@jahro'
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