Whitehead individua nella
modalità di funzionamento della natura, nella sua capacità di organizzarsi e
specialmente nella continuità tra queste diverse modalità, gli elementi
speculativi da indagare seriamente per dare coerenza all'intero sistema.
Tuttavia egli ci ricorda spesso le difficoltà che può incontrare la
comprensione filosofica quando deve tendere a far luce sulle attività di
funzioni che trascendono lo stesso intelletto che osserva: egli ha sempre in
mente il problema delle percezioni dei sensi come 'qualità secondarie' della
conoscenza ma è ben cosciente che la vita è fondamentalmente costituita da
esperienze, da sentimenti, emozioni, e da un certo senso di finalità. Questi
sono gli elementi che la scienza non riesce ad includere coerentemente nella
propria trattazione empirica e nei modelli che essa presenta della realtà.
Whitehead sostiene, anche se non
esplicitamente, l'idea secondo la quale il materialismo scientifico ha
eliminato quelle 'entità reali' che sono necessarie per definire l'intero
processo dell'universo in modo attendibile, coerente e specialmente
'finalistico'. In fondo, dice Whiteahead, con 'la finalità si vuole indicare
l'esclusione della molteplicità sterminata delle potenzialità alternative e
l'inclusione di quel fattore definito di novità che costituisce il modo determinato
di assimilare quei dati in un processo di unificazione .... La scienza non può
trovare una fruizione individuale nella natura, né vi può trovare una finalità
ed una creatività: in essa trova solamente regole di successione'(1).
Da questa considerazione in primo
luogo scaturisce l'idea che la scienza eliminando il concetto di Dio come
elemento integratore e unificante di qualsiasi processo della natura ha
perlomeno sottovalutato l'elemento 'finalità' che invece risulta chiave
essenziale nel decifrare l'intero processo della Vita nella Natura, in secondo
luogo ha relegato il mondo delle idee eterne che regolano e danno le forme al
mondo ed ai suoi oggetti, come semplici categorie mentali. Queste categorie
ontologiche e metafisiche sono necessarie per mantenere insieme coerentemente
tutto il sistema. Esse sono le categorie fondamentali necessarie al
funzionamento dei processi universali. Senza queste 'entità reali' le
cosmologie collassano ed il problema tornerebbe irrisolto al proprio punto di
partenza - nonostante diversi millenni di esperienza umana e qualche millennio
di filosofia, religione e scienza.
E' importante sottolineare che
Whitehead intende salvaguardare quelle che a suo avviso sono le categorie
individuali e collettive, trascendenti e immanenti che danno un senso alla
nozione di vita, per esempio: l' insieme delle ‘occasioni di esistenza’, le
idee che si fanno esperienza e che richiedono forze e ispirazioni, le
esperienze religiose urgenti per l'uomo, le intuizioni artistiche nelle quali
tutta l'energia dell'esistenza viene utilizzata nella realizzazione di un
progetto anche ‘astratto’ ma con il quale viene generato nell'uomo una sorta di
auto-piacere, di realizzazione personale e nel contempo di godimento
collettivo.
La traduzione italiana ‘auto-fruizione’
della parola inglese 'self-enjoyment' (2) che è stata utilizzata nella
citazione della prima parte, a proposito del concetto di vita secondo
Whitehead, sebbene renda discretamente bene l'idea del processo primario
esemplificato, non è esattamente la parola che Whitehead adopera nel testo
originale di “Modes of thought".
‘Self-enjoyment’ è un termine che
si spinge oltre il semplice concetto di ‘auto-fruizione’, - che inoltre è un
termine passivo e non suggerisce alcuna qualità di questa fruizione - invece
questa sorta di ‘piacere che proviene da se stessi’, senza che questo termine
dia esatte indicazioni di stimoli esterni o stimoli interni, ci racconta molto
di più. Per Whitehead questo 'godimento' deriverebbe come fattore secondario
della 'pretesa di unità' tra corpo e mente, che l'uomo sperimenta ma che non
viene quasi mai formulata: "Io vivo le mie esperienze ed il mio corpo è
mio"(3), sento piacere nel respirare, nel guardare, nel sentire il mio
corpo. Questo piacere tuttavia si realizza perchè non percepisco i processi
interni che regolano questo stesso mio corpo e questa mia stessa mente. Questa
sensazione di auto-godimento funziona come un elemento di selezione tra i
processi fisici del corpo e della mente, un ‘fattore di "feelings"
positivo collegato solo casualmente a determinati dati sensibili' (4).
Data questa premessa si delinea
per Whitehead il sentiero da esplorare:
"Ma la nostra esperienza
immediata deriva anche da un'altra fonte: la pretesa di unità si basa quindi in
egual modo su questa fonte alternativa di derivazione che corrisponde al nostro
stato d'animo che precede l'immediato presente della nostra esperienza
cosciente. Un quarto di secondo fa stavamo pensando a questa o quest'altra
idea, godendo di questa o quest'altra emozione o osservando questo o
quell'altro fatto esterno ... ma abbiamo la pretesa di identificarci in modo
assoluto con il nostro stato precedente" ... perchè " fondiamo
questi nuovi elementi con gli elementi base forniti dal nostro stato mentale di
qualche quarto di secondo fa .... Dunque la nostra esperienza si rivela
originata da due fonti: il corpo e l'esperienza precedente: noi inoltre abbiamo
la pretesa di unità con entrambe queste fonti: il corpo e l'esperienza
precedente(5).
Quindi sia l'anima che il corpo
rappresentano per Whitehead un fattore unitario di esistenza e 'posseggono
la piena realtà del nostro io immediato'(6).
Ma nè il corpo, nè l'anima sono
afferrabili con l'osservazione e Whitehead si spinge oltre dichiarando che 'non
c'è un confine definito che determini dove finisce il corpo e inizi la materia'(7).
Questo corpo fatto di molecole che si perdono e si guadagnano non aiuta a
definire i limiti che posseggono i corpi e inoltre 'le funzioni vitali delle
cellule di un arto amputato decadono lentamente, l'arto quindi sopravvive
separato dal corpo per un lasso di tempo immenso'(8).
Quest'idea del corpo in relazione
con la natura è tipica del pensiero organico e determina in maniera decisiva il
nostro rapporto con l'ambiente - pensiamo a quale tipo di ecologia può condurre
questo pensiero: una ecologia la cui visione rappresenterebbe una natura come
'prolungamento del corpo' e non solo come ambiente esterno da salvaguardare.
Ritornando al concetto di
'pretesa di unità', Whitehead dimostra che l’unità che pretende il corpo anche
l'anima la reclama per sè: 'diamo maggiore enfasi alla mente piuttosto che
al corpo' e 'questa pretesa di auto-identità diventa una
auto-proclamazione di identità personale'(9). Inoltre il concetto di anima
diventa ancora più vago del concetto di corpo a causa della discontinuità della
stessa attività dell'anima che deve superare dei vuoti temporali come il sonno
e lo svenimento per poi 'rivestire' la stessa identità appena coscienti.
Queste attività dell'anima che
per la loro discontinuità non si riescono ad afferrare danno l'idea di come la
pretesa di unire corpo, anima, corpo e anima e corpo e natura hanno reso
difficile la speculazione filosofica a partire dal XVIII secolo.
Whitehead supera queste
difficoltà stabilendo i processi e le relazioni che rendono unitario tutto il
sistema: il soggetto non è solo ‘soggetto percipiente’ ma anche ‘oggetto
percepito’, un'unità che sorge dal mondo e che nello stesso tempo contiene il
mondo: un ‘supergetto’- un termine che
nell’intento dell’autore intende sostituire la classica distinzione di
un’entità reale considerata nelle sue qualità o di soggetto o di oggetto.
L’idea di ‘supergetto’ prevede entrambe
gli attributi: provenendo dal mondo, può essere visto come un ‘oggetto’ del
mondo, ma simultaneamente esso è anche il soggetto per il quale il mondo
acquista senso e diventa reale.
Si avverte in Whitehead
l’esigenza di dare a questa unità una consistenza ontologica e metafisica non
più attaccabile, per dare 'un nuovo spazio ed una nuova sostanza' alla sua idea
di un universo in divenire, costituito da entità reali in continua
trasformazione e in reciproca relazione. Questo processo di concrescenza che
abbraccia anche il passato di ogni entità reale chiama in causa la creatività e
la novità come elementi indispensabili di concrescenza.
Inoltre si rende necessario
riqualificare una metafisica che tenga conto di ciò che per Whitehead è
manifesto nella struttura delle cose naturali del mondo. E così che invece
della classiche dimensioni spazio-tempo, verrà utilizzata una concezione nel
quale lo spazio non ha più il carattere euclideo – quindi non più materia - ma ‘eventi’
costituiti da luogo e tempo, intesi come ‘oggetti concreti’ di
esistenza/esperienza con i quali è composta la realtà di tutte le cose. Queste
‘occasioni attuali ‘o ‘entità reali’ diventano ‘le cose reali ultime di cui il mondo è costituito. Non si può andare al
di là delle entità reali. Esse differiscono tra loro: Dio è un’entità reale, e
lo è pure il più insignificante soffio di esistenza del lontano spazio vuoto.
Ma sebbene ci siano gradazioni di importanza, e diversità di funzioni, tuttavia
nei principi che la realtà esemplifica, tutti sono nello stesso piano. Gli atti
finali sono tutti egualmente entità reali; e queste entità reali sono gocce di
esperienza, complesse ed interdipendenti’(10).
Note al
testo
(1) A.N. Whitehead - Natura e vita - a cura
di Marco Ciardi (ed. Mimesis)
(2) Ibidem – citato nella prima parte di questo
lavoro.
(3) Ibidem
(4) Ibidem
(5) Ibidem
(6) Ibidem
(7) Ibidem
(8) Ibidem
(9) Ibidem
(10) Processo e realtà Capitolo II, I
2014@jahro'
2014@jahro'
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