lunedì 3 marzo 2014

Introduzione al pensiero di A.N. Whitehead - Parte Seconda - Scienza e natura



Whitehead individua nella modalità di funzionamento della natura, nella sua capacità di organizzarsi e specialmente nella continuità tra queste diverse modalità, gli elementi speculativi da indagare seriamente per dare coerenza all'intero sistema. Tuttavia egli ci ricorda spesso le difficoltà che può incontrare la comprensione filosofica quando deve tendere a far luce sulle attività di funzioni che trascendono lo stesso intelletto che osserva: egli ha sempre in mente il problema delle percezioni dei sensi come 'qualità secondarie' della conoscenza ma è ben cosciente che la vita è fondamentalmente costituita da esperienze, da sentimenti, emozioni, e da un certo senso di finalità. Questi sono gli elementi che la scienza non riesce ad includere coerentemente nella propria trattazione empirica e nei modelli che essa presenta della realtà.
Whitehead sostiene, anche se non esplicitamente, l'idea secondo la quale il materialismo scientifico ha eliminato quelle 'entità reali' che sono necessarie per definire l'intero processo dell'universo in modo attendibile, coerente e specialmente 'finalistico'. In fondo, dice Whiteahead, con 'la finalità si vuole indicare l'esclusione della molteplicità sterminata delle potenzialità alternative e l'inclusione di quel fattore definito di novità che costituisce il modo determinato di assimilare quei dati in un processo di unificazione .... La scienza non può trovare una fruizione individuale nella natura, né vi può trovare una finalità ed una creatività: in essa trova solamente regole di successione'(1).
Da questa considerazione in primo luogo scaturisce l'idea che la scienza eliminando il concetto di Dio come elemento integratore e unificante di qualsiasi processo della natura ha perlomeno sottovalutato l'elemento 'finalità' che invece risulta chiave essenziale nel decifrare l'intero processo della Vita nella Natura, in secondo luogo ha relegato il mondo delle idee eterne che regolano e danno le forme al mondo ed ai suoi oggetti, come semplici categorie mentali. Queste categorie ontologiche e metafisiche sono necessarie per mantenere insieme coerentemente tutto il sistema. Esse sono le categorie fondamentali necessarie al funzionamento dei processi universali. Senza queste 'entità reali' le cosmologie collassano ed il problema tornerebbe irrisolto al proprio punto di partenza - nonostante diversi millenni di esperienza umana e qualche millennio di filosofia, religione e scienza.
E' importante sottolineare che Whitehead intende salvaguardare quelle che a suo avviso sono le categorie individuali e collettive, trascendenti e immanenti che danno un senso alla nozione di vita, per esempio: l' insieme delle ‘occasioni di esistenza’, le idee che si fanno esperienza e che richiedono forze e ispirazioni, le esperienze religiose urgenti per l'uomo, le intuizioni artistiche nelle quali tutta l'energia dell'esistenza viene utilizzata nella realizzazione di un progetto anche ‘astratto’ ma con il quale viene generato nell'uomo una sorta di auto-piacere, di realizzazione personale e nel contempo di godimento collettivo.
La traduzione italiana ‘auto-fruizione’ della parola inglese 'self-enjoyment' (2) che è stata utilizzata nella citazione della prima parte, a proposito del concetto di vita secondo Whitehead, sebbene renda discretamente bene l'idea del processo primario esemplificato, non è esattamente la parola che Whitehead adopera nel testo originale di “Modes of thought".
‘Self-enjoyment’ è un termine che si spinge oltre il semplice concetto di ‘auto-fruizione’, - che inoltre è un termine passivo e non suggerisce alcuna qualità di questa fruizione - invece questa sorta di ‘piacere che proviene da se stessi’, senza che questo termine dia esatte indicazioni di stimoli esterni o stimoli interni, ci racconta molto di più. Per Whitehead questo 'godimento' deriverebbe come fattore secondario della 'pretesa di unità' tra corpo e mente, che l'uomo sperimenta ma che non viene quasi mai formulata: "Io vivo le mie esperienze ed il mio corpo è mio"(3), sento piacere nel respirare, nel guardare, nel sentire il mio corpo. Questo piacere tuttavia si realizza perchè non percepisco i processi interni che regolano questo stesso mio corpo e questa mia stessa mente. Questa sensazione di auto-godimento funziona come un elemento di selezione tra i processi fisici del corpo e della mente, un ‘fattore di "feelings" positivo collegato solo casualmente a determinati dati sensibili' (4).
Data questa premessa si delinea per Whitehead il sentiero da esplorare:
"Ma la nostra esperienza immediata deriva anche da un'altra fonte: la pretesa di unità si basa quindi in egual modo su questa fonte alternativa di derivazione che corrisponde al nostro stato d'animo che precede l'immediato presente della nostra esperienza cosciente. Un quarto di secondo fa stavamo pensando a questa o quest'altra idea, godendo di questa o quest'altra emozione o osservando questo o quell'altro fatto esterno ... ma abbiamo la pretesa di identificarci in modo assoluto con il nostro stato precedente" ... perchè " fondiamo questi nuovi elementi con gli elementi base forniti dal nostro stato mentale di qualche quarto di secondo fa .... Dunque la nostra esperienza si rivela originata da due fonti: il corpo e l'esperienza precedente: noi inoltre abbiamo la pretesa di unità con entrambe queste fonti: il corpo e l'esperienza precedente(5).
Quindi sia l'anima che il corpo rappresentano per Whitehead un fattore unitario di esistenza e 'posseggono la piena realtà del nostro io immediato'(6).
Ma nè il corpo, nè l'anima sono afferrabili con l'osservazione e Whitehead si spinge oltre dichiarando che 'non c'è un confine definito che determini dove finisce il corpo e inizi la materia'(7). Questo corpo fatto di molecole che si perdono e si guadagnano non aiuta a definire i limiti che posseggono i corpi e inoltre 'le funzioni vitali delle cellule di un arto amputato decadono lentamente, l'arto quindi sopravvive separato dal corpo per un lasso di tempo immenso'(8).
Quest'idea del corpo in relazione con la natura è tipica del pensiero organico e determina in maniera decisiva il nostro rapporto con l'ambiente - pensiamo a quale tipo di ecologia può condurre questo pensiero: una ecologia la cui visione rappresenterebbe una natura come 'prolungamento del corpo' e non solo come ambiente esterno da salvaguardare.
Ritornando al concetto di 'pretesa di unità', Whitehead dimostra che l’unità che pretende il corpo anche l'anima la reclama per sè: 'diamo maggiore enfasi alla mente piuttosto che al corpo' e 'questa pretesa di auto-identità diventa una auto-proclamazione di identità personale'(9). Inoltre il concetto di anima diventa ancora più vago del concetto di corpo a causa della discontinuità della stessa attività dell'anima che deve superare dei vuoti temporali come il sonno e lo svenimento per poi 'rivestire' la stessa identità appena coscienti.
Queste attività dell'anima che per la loro discontinuità non si riescono ad afferrare danno l'idea di come la pretesa di unire corpo, anima, corpo e anima e corpo e natura hanno reso difficile la speculazione filosofica a partire dal XVIII secolo.
Whitehead supera queste difficoltà stabilendo i processi e le relazioni che rendono unitario tutto il sistema: il soggetto non è solo ‘soggetto percipiente’ ma anche ‘oggetto percepito’, un'unità che sorge dal mondo e che nello stesso tempo contiene il mondo: un ‘supergetto’- un termine che nell’intento dell’autore intende sostituire la classica distinzione di un’entità reale considerata nelle sue qualità o di soggetto o di oggetto.
L’idea di ‘supergetto’ prevede entrambe gli attributi: provenendo dal mondo, può essere visto come un ‘oggetto’ del mondo, ma simultaneamente esso è anche il soggetto per il quale il mondo acquista senso e diventa reale.
Si avverte in Whitehead l’esigenza di dare a questa unità una consistenza ontologica e metafisica non più attaccabile, per dare 'un nuovo spazio ed una nuova sostanza' alla sua idea di un universo in divenire, costituito da entità reali in continua trasformazione e in reciproca relazione. Questo processo di concrescenza che abbraccia anche il passato di ogni entità reale chiama in causa la creatività e la novità come elementi indispensabili di concrescenza.
Inoltre si rende necessario riqualificare una metafisica che tenga conto di ciò che per Whitehead è manifesto nella struttura delle cose naturali del mondo. E così che invece della classiche dimensioni spazio-tempo, verrà utilizzata una concezione nel quale lo spazio non ha più il carattere euclideo – quindi non più materia - ma ‘eventi’ costituiti da luogo e tempo, intesi come ‘oggetti concreti’ di esistenza/esperienza con i quali è composta la realtà di tutte le cose. Queste ‘occasioni attuali ‘o ‘entità reali’ diventano ‘le cose reali ultime di cui il mondo è costituito. Non si può andare al di là delle entità reali. Esse differiscono tra loro: Dio è un’entità reale, e lo è pure il più insignificante soffio di esistenza del lontano spazio vuoto. Ma sebbene ci siano gradazioni di importanza, e diversità di funzioni, tuttavia nei principi che la realtà esemplifica, tutti sono nello stesso piano. Gli atti finali sono tutti egualmente entità reali; e queste entità reali sono gocce di esperienza, complesse ed interdipendenti’(10).

Note al testo

(1)  A.N. Whitehead -  Natura e vita - a cura di Marco Ciardi (ed. Mimesis)
(2)  Ibidem – citato nella prima parte di questo lavoro.
(3)  Ibidem
(4)  Ibidem
(5)  Ibidem
(6)  Ibidem
(7)  Ibidem
(8)  Ibidem
(9)  Ibidem
(10) Processo e realtà Capitolo II, I


2014@jahro'

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